IL BIVIO1
C’erano una volta due strade, una portava sempre nella direzione giusta e l’altra sempre nella direzione sbagliata. Chi sceglieva la prima arrivava presto e agevolmente a destinazione, chi imboccava la seconda si perdeva senz’altro e non riusciva poi neanche a tornarsene indietro.
Queste regole erano esposte su un cartello al centro del bivio e chiunque poteva crederci o meno. Sergio ci credeva eccome, e poiché non aveva alcuna intenzione di perdersi era da un bel po’ che indugiava su quale fosse la via giusta da prendere. Con grande attenzione scrutava, ponderava, avanzava e indietreggiava, scrutava ancora.
Scegliere era ben difficile. Le strade, apparentemente identiche, procedevano affiancandosi parallele per l’infinito orizzonte visibile. Sembrava facile scavalcare nell’altra casomai ci si fosse accorti di avere sbagliato. A meno che oltre il limite dello sguardo le due vie non divergessero all’improvviso.
Venne la notte, passarono le stagioni, Sergio non si decideva più e non si decise mai. Fermo nel rifiuto di perdersi non realizzò mai di essersi già perso.
Nella foto: le tre direzioni di un bivio.
- Tratto da: P.INCERTO, C’era una volta che un giorno crollò, ASSUMMA, 2002, p.16 [↩]
Mettiamo il bivio Y tra parentesi e parliamo di fica (Y).