L’infinito è claustrofobico.
(P. Incerto)
La nostra vita è relativamente breve eppure, diciamolo, non di rado noiosa in maniera insopportabile. Ecco, figuratevi l’eternità.
Eppure di robe da fare e da vedere in giro ce ne sono eccome. Cose persone animali città fiumi galassie… L’universo è un posto esageratamente ricco, multiforme, eccessivo. Perché tanta complessità? A che serve? Non bastavano due fili e qualche bottone?
Io credo che l’unica ragione della sovrabbondanza cosmica è che Dio ne ha bisogno per non annoiarsi. Sì sì, sono convinto che Dio è presente in ogni singolo evento cosmico, lì che voluttuoso assapora ogni causalità, ogni relazione, ogni emozione, le vite, gli amori, il sesso, la gioia, i pianti, le scoperte, la morte, i fantasmi e le fantasie di ognuno, uno per volta, umani, insetti, alieni, pianeti, stelle, atomi e particelle, per tutti gli universi, per tutti i singoli istanti di tutti i secoli dei secoli dei secoli dei secoli.
Ma alla fine non gli basterà comunque. Prima o poi si dovrà inventare qualcos’altro.
Qualunque progetto, sia pure immane come una Creazione, davanti a un futuro senza termine finirà inesorabilmente per dissolversi nella noia. La noia è il principio ispiratore del mondo, e il mondo finirà quando a Dio gli sarà venuto a noia.
E noi?
Bah, l’ancestrale paura fottuta della morte, che chi più chi meno accomuna tutti i viventi, tende a farci considerare la vita eterna come una roba bella.
Ma cos’è che più ci angoscia della morte? Non è il dolore, non è la fine, non è la morte di per sé: è il fatto che la morte arriva quando gli pare a lei – o a Lui, certo, se preferite.
Se la morte fosse solo un’opzione volontaria nessuno ne sarebbe spaventato, ciascuno si vivrebbe i suoi begli annetti, secoli, millenni e al sopraggiungere inesorabile della noia abbraccerebbe la nera sorella come una serena liberazione.
Pensate però se questa scappatoia non l’aveste – come non ce l’ha Dio. Vivere per sempre nella consapevolezza di non poterne uscire. Brrr.
Comunque, dicevamo, l’intera esistenza di Dio dev’essere una perpetua battaglia contro la noia, una fuga eterna e disperata, si direbbe quasi che stia scontando una sorta di crudelissima pena1.
A proposito di pena. Credete, o voi, che l’Inferno sia un brutto posto per via dei tormenti, le fiamme e i demoni coi forconi? No, è l’eternità che rende Inferno l’Inferno.
Perché è l’eternità, se ancora non l’avete capito, che di per sé è mostruosa stronza e disumana.
Ah, e da tutto questo naturalmente ne consegue che:
il Paradiso
in quanto eterno
è tanto inferno
quanto l’Inferno.2
Nella foto: Dio non è morto,
è pazzo. Ora sapete perché.
- Cosa può aver fatto Dio per meritarsi questo? [↩]
- Nonostante lo sviluppo dell’articolo in una cornice di riferimenti cristiani, il Profeta sembra intendere la morte esclusivamente in chiave profana, ossia come oblio e cessazione dell’esistenza. Almeno oggi è così. Ci vuole pazienza (N.d.Esegeta). [↩]
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