Estroplabio1 era un ragazzo di 18 anni, bruttarello, senza nessuna dote particolare e con un unico svago: il violino, perché la mamma adorava il concerto in RE maggiore Op.35 di Ciaikovski, che tanto lui non sapeva suonare.
Un giorno questo ragazzo si iscrisse, e chissà perché, alla facoltà di filosofia della sua città, incappando per caso in un corso sul dubbio sistematico di Cartesio.
Dinanzi per la prima volta alla celeberrima sentenza cartesiana “cogito ergo sum” (penso dunque sono, per i bifolchi) Estroplabio ne rimase folgorato.
Capì che l’unica cosa della quale si può essere razionalmente certi è il proprio pensare, e dunque, la propria esistenza.
Di tutto il resto, il mondo, la gente, questo blog, l’universo, niente ci garantisce che non sia soltanto un’illusione dei sensi, una sorta di gigantesco inganno ordito da chissà chi e chissà a quale scopo.
Ne conseguiva che al mondo c’era un’unica cosa sensata da fare: dubitare.
E da quel giorno, per l’appunto, Estroplabio cominciò a dubitare.
Dubitò dell’esistenza dei suoi compagni dell’università, dubitò della stessa università, dubitò del cielo e della terra, dubitò di questo, dubitò di quello.
Smise di frequentare i corsi, smise di suonare il violino, con gran dispiacere della mamma, della quale peraltro non gli interessava più niente dato che probabilmente non esisteva affatto.
Decise di passare il resto dei suoi giorni (supposti), chiuso (forse) nella sua (sospetta) cameretta, a dubitare.
Uno sciaguratissimo giorno iniziò a intravedere la fregatura: gli venne infatti il dubbio che Cartesio stesso, colui che gli aveva rivelato la finzione che lo circondava, non fosse realmente mai esistito.
Da allora cominciò a dubitare della effettiva validità del dubitare, dubitando contemporaneamente dei suoi stessi dubbi sulla validità del dubbio (dubbio che, negli ultimi tempi, era stata la sua unica certezza).
Estroplabio si trova oggi rinchiuso in una clinica psichiatrica privata.
A chi gli fa visita ama ripetere di essere una persona felice, ciò per il fatto – sostiene – di avere finalmente raggiunto una Certezza con la “C” maiuscola: Cartesio, sia esistito o meno, era indubitabilmente uno stronzo.
Nella foto: un cogitabondo René Descartes
(Renato Cartesio, per il Bignami)
- Il Profeta Incerto ringrazia il Gigli per il nome Estroplabio (N.d.Esegeta). [↩]
Questo post, lo sento, cambierà la mia vita, o forse no, sono ancora in preda a un dubbio. Atroce. Ma forse, o forse no. Boh, Chissà?
Con quel nome era destinato, anzi condannato, alla filosofia e gli arzigogoli.
E chi è il Gigli?
Il Gigli è antico amico, anzi approfitto e lo saluto: “è vero che io ho disposto le cause, ma al disastro ci siamo arrivati per colpa tua, che sei più psicopatico di me e hai preferito a me la tua malattia mentale. E salutami la Sere, se sei riuscito a non ammazzarla”. Lui capisce.
Indubbiamente un altro bel post.
Carissimo Profeta, devo molto a questa parabola, che ho testato personalmente su scala condominiale.
Alla nostra destra abbiamo (noi chi?) il CES (il panorama), alla nostra sinistra, né in alto né in basso, abbiamo (noi chi?) il dubbio del CES (un clicchettino sul panorama), se da là o da lì si prosegue ci incrociamo (ci chi?).
Credo che l’unico dubbio universale sia questo:”Ho chiuso il gas?”
E’ ovvio che si tratta di un’autobiografia. Ho una forte sensazione: non sei matto, è che TI stai molto sul cazzo, al punto che tutta la tua elucubrazione a proposito della validità del dubbio è una palese testimonianza del fatto che avresti potuto vivere serenamente accettando la probabile coesistenza del dubbio in ogni certezza e viceversa, ma dato che, appunto, non hai rispetto per te stesso, ti lei lasciato andare nel baratro della ciarla e ci hai pubblicamente enunciato, fra le righe, l’opinione che hai di te stesso: un chiacchierone sconclusionato.
La tua ironia lascia trapelare la tua intelligenza… complimenti.
Oppure potrebbe essere che tu non esisti, caro (e dubbio) Profeta