il Blog del Profeta Incerto

Può contenere tracce.

Dimostrazione dei limiti della Ragione

scritto da Profeta Incerto

Pippe mentali.

La logica e più in generale la cosiddetta “razionalità” sono ottimi strumenti per raccapezzarsi nel mondo, ci aiutano a sbrogliare con successo parecchie situazioni pratiche, a comunicare coi nostri simili e persino a riconoscere, catalogare e predire certe regolarità che paiono governare lo svolgimento del baraccone universale (leggasi: scienza).

Insomma nella ricerca di una eventuale Conoscenza Ultima, la via della ragione1 – puntellata dai Greci e riverberata poi per tutta la cultura occidentale – sembrerebbe in qualche modo privilegiata, la più promettente, forse l’unica degna di speranza.

Ecco no, smettetela subito, questa è una cazzata.

Il Profeta Incerto, che poi sarei io, è incerto innanzi tutto perché crede che la suddetta ragione abbia dei limiti invalicabili, ampiamente trattati su questo vecchio farraginoso coso, questo blog, e che sono ad esempio i paradossi, il Nulla, il gioco dei perché.

Avete presente Newton? Le forze, la mela, la festa delle medie… Nel secolo scorso le sue teorie sulla gravità sono state soppiantate dalla Relatività Generale, una visione più ampia e corretta che ci ha consentito di indagare anche fenomeni astronomici altrimenti indecifrabili. Eppure, per quanto riguarda la nostra vita quotidiana terrestre, la fisica di Newton se la cava ancora alla stragrande, quasi che il mondo funzionasse davvero come dice lui!

Beh, e che c’entra questo con la roba di prima?

Ecco, forse per la nostra ragione vale un po’ la stessa cosa: funziona dapaura finché rimaniamo a livello “locale”, ma quando ci allontaniamo dall’esperienza diretta ecco che perde aderenza fino a diventare completamente inefficace.

Vediamo un esempio semplice semplice: l’origine dell’esistente, l’inizio assoluto di tutto.

Ebbene i casi sono banalmente due: o questo inizio c’è stato oppure no, tertium non datur. Quindi dev’essere vera una e una sola di queste ipotesi opposte: o un bel giorno ciò che esiste è saltato fuori laddove prima c’era un bel niente, oppure è qui da sempre.

Il fatto però è che ciascuna delle due eventualità ci è fondamentalmente incomprensibile.

Caso 1. Se c’è stato un inizio vuol dire che esiste un istante in cui tutto è iniziato: cioè prima c’era il Nulla e poi è arrivato l’Universo, Dio, o quello che è. Sì, certo, la fai facile, ma come si passa dal Nulla a qualcosa? Deve esserci stato un qualche tipo di innesco, qualcosa che abbia agito prima che tutto iniziasse, tempo compreso. Ma come può esserci stato qualcosa prima che iniziasse qualsiasi cosa? E se anche questo qualcosa ci fosse stato, da dove veniva questo qualcosa? Chi o che cosa lo causò a sua volta? E che cosa o chi causò quel qualcosa che fu causa di quell’altro qualcosa eccetera. E come se non bastasse, riuscite davvero a immaginare il Nulla?

Caso 2. Beh, allora facciamo che non c’è mai stato né un inizio né il Nulla. L’esistente è sempre esistito. L’Universo, nel suo piccolo, è qui da sempre. Eccerto, si fa presto a dirlo, ma che cazzo significa da sempre? Cioè tu vai indietro, indietro… E non c’è mai un comincio? Metti che c’è stato un big bang, vuol dire che lo avrà provocato la fine di un Universo precedente, il quale a sua volta derivava da uno ancora più remoto… e via così all’indietro infinite volte senza mai trovare un primo big bang? Ma allora quando siamo noi? Dov’è adesso se il prima è eterno? Come fa a esistere qualcosa che non è mai iniziato? Cos’ha determinato il fatto che esistesse proprio questa serie infinita invece di un’altra? E perché esiste qualcosa invece che il Nulla?

Insomma, ci sono solo questi due casi2 ed entrambi hanno qualcosa di profondamente controintuitivo, di essenzialmente paradossale.

Nella nostra esperienza quotidiana ragionare di cause e di perché è sensato e proficuo, ma appena ci allontaniamo quelle stesse domande diventano via via meno incisive, fino ad arrivare a quella soglia beffarda da cui la ragione umana non può che rimbalzare e mettersi a turbinare su se stessa cercando invano di afferrarsi la coda.

E dunque che si fa? Come ci si comporta quando la logica e la ragione ci lasciano a piedi?

Ah boh, provate a farci pace con la meditazione, il misticismo, la follia, le droghe, i sogni… che ne so io.

Sono convinto che una qualche forma di “comprensione” sia possibile, ma è certamente vicina più a un sentire che a un dedurre.

Non vi ho convinti? Pensate ancora che la razionalità sia lo strumento definitivo che la natura ci dà per conoscere se stessa?

Beh, se così fosse la natura stessa dovrebbe incoraggiarci a utilizzarla e farne un carattere evolutivamente vincente, non pensate?

Ma allora perché con la logica non si scopa?

Cari maschietti fate questo esperimento scientifico: prendete una fanciulla qualsivoglia e convincetela a darvela utilizzando solo il ragionamento e i teoremi. Dimostratele che deve accoppiarsi con voi con un bel sillogismo aristotelico, su, coraggio, vai, poi mi fai sapere.

Nella foto: con la logica ti ci fai le

  1. Il Profeta sembra considerare i termini “ragione” e “razionalità” come sinonimi, e si riferisce alla logica solo in senso classico (n.d.Esegeta). []
  2. Alternative io non ne vedo, se voi le trovate lasciate un commento o mandatemi una cartolina. []

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